Educare per proteggere. Un dialogo necessario
Ci sono temi su cui non è facile confrontarsi, su cui bisogna fare attenzione e su cui ponderare le parole che vengono utilizzate. Ci si muove sempre su un terreno fragile, tipico di quegli argomenti tabù che abbiamo deciso di destinare al silenzio, di metterli in un angolo. Argomenti che non hanno un luogo di discussione e di cui si dovrebbe parlare proprio in quegli ambienti che ci ospitano fin dall’adolescenza, in un periodo decisivo della nostra vita. Questa è stata per l’appunto la sorte a cui sono stati condannati argomenti come la sessualità e le sostanze stupefacenti. Ora più che mai, anche alla luce anche del periodo storico in cui ci troviamo, questo compito non risulta più aggirabile. Questi temi non sono estranei, ci appartengono e innervano le nostre vite. C’è il bisogno impellente di un’educazione che sfugga agli stereotipi sociali o a immagini necrotizzanti perché, proprio laddove non c’è un’educazione, l’ignoranza non può che tradursi in mancanza di consapevolezza e sregolatezza nei modi di agire. È proprio questo il compito che si è dato il progetto “Altre Strade” dell’ unità mobile di prevenzione e riduzione dei rischi nei luoghi di aggregazione giovanile della ASL RM5.
Svelare il tabù
Una prima conferma della necessità di “fare luce” su questi argomenti tabù ci è data dai dati. L’ultima “relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia”, pubblicata in data 25 giugno 2024, ci informa di un incremento nel consumo di sostanze stupefacenti. Anche sul fronte della sessualità i dati ci informano di un aumento delle “prime volte” nella fascia di età 11-13 anni, Osservatorio “Giovani e Sessualità” promosso da Durex, e un aumento significativo dei casi di malattie sessualmente trasmissibili (Mst), dati forniti dall’Istituto superiore di sanità (Iss) 2019-2022. La seconda conferma viene dal modo di agire di ragazzi e ragazze i quali si trovano completamente spaesati di fronte a questi temi e decidono quindi di affidarsi al web, percepito come luogo sicuro in cui, per distanza dello stigma sociale, riescono a superare le loro insicurezze, ma dove sono sommersi da una quantità ingente di informazioni senza possedere una bussola per orientarsi.
Uno spazio sicuro
Una delle fasi vitali e centrali del progetto è la formazione svolta nelle scuole. La formazione prevede una serie di interventi che vengono svolti nelle classi in cui si cerca di creare un ambiente sicuro e privo da qualsiasi condizionamento esterno. Gli interventi non sono una trasmissione dogmatica di informazioni che avviene in religioso silenzio, ma vengono modulati sulla base degli stimoli forniti dagli studenti con le loro osservazioni e le loro domande; un dialogo aperto a cui tutti sono invitati a partecipare. Alcuni degli interventi diventano delle vere e proprie palestre di confronto ed è in queste occasioni che i ragazzi si lasciano andare al racconto delle loro esperienze personali, mettendo in luce dubbi e insicurezze del loro vissuto personale. È proprio in queste occasioni, nel momento in cui cadono i ruoli e le maschere, in cui ci si mette a nudo di fronte agli altri che si riesce a capire lo smarrimento, la fragilità e la necessità di una corretta informazione e di uno spazio sicuro, e di come, a volte, basterebbe solo parlare.
Link utili:
Gli operatori del servizio civile
Flamini Monia
Greco Marika
Trasciani Giovan Domenico
Bertoldi Serena
Cilli Ilariaelena
De Blasio Gioele
Monaco Jacopo
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